In tutto il mondo, sono oltre 30 milioni le persone che soffrono del Morbo di Dupuytren (o malattia di Dupuytren), una patologia della mano che colpisce principalmente gli uomini, con manifestazioni che si rendono solitamente evidenti dopo i 50 anni d’età.
Come si manifesta questo disturbo, e qual è la terapia più adeguata? Ne parliamo con il dottor Giorgio Pivato, chirurgo della mano e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano e Microchirurgia Ricostruttiva in Humanitas.
Che cos’è il Morbo di Dupuytren
Il Morbo di Dupuytren è una malattia della mano caratterizzata dalla comparsa, sul palmo della mano, di noduli che col tempo possono ispessirsi fino ad assumere la caratteristica morfologia di veri e propri cordoni. Questi cordoni determinano la flessione di una o più articolazioni delle dita, generalmente le più colpite sono il mignolo e l’anulare.
I pazienti con manifestazioni più gravi hanno difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane proprio a causa dell’impossibilità di aprire completamente la mano.
L’eziologia del Morbo di Dupuytren è ereditaria, anche se non è ancora ben chiaro perché vi possano essere quadri clinici tanto differenti tra i vari componenti di un nucleo familiare.
Morbo di Dupuytren: quali sono i sintomi?
Accanto alla presenza di noduli e cordoni, il paziente che soffre del Morbo di Dupuytren può lamentare dolore, prurito, indolenzimento nel palmo della mano, ma avere anche difficoltà a impugnare gli oggetti e a eseguire semplici attività quotidiane, proprio a causa dell’ingombro causato dalla presenza del nodulo palmare.
La diagnosi del Morbo di Dupuytren si basa sull’esame clinico dei segni patologici da parte dello specialista della mano e non richiede l’esecuzione di particolari esami strumentali per una conferma diagnostica.
Morbo di Dupuytren: quando serve l’intervento chirurgico?
Nel Morbo di Dupuytren i cordoni possono causare la retrazione progressiva, irriducibile e permanente di una o più articolazioni delle dita, impedendone la completa estensione. Quando la limitazione del movimento impedisce le normali attività quotidiane ne consegue la necessità di intervenire chirurgicamente per rimuovere in modo radicale il cordone. Al paziente viene chiesto di svolgere un semplice test per valutare l’indicazione all’intervento: si chiede di appoggiare la mano sul tavolo: se il paziente percepisce tutta la superficie del tavolo, non vi è indicazione all’intervento. Diversamente, se la flessione di uno o più dita, impedisce il contatto completo con il piano di appoggio, quello è il momento di intervenire
Vi sono sostanzialmente due tipi di intervento: in un caso la procedura prevede l’asportazione radicale del tessuto patologico con conseguente distensione delle dita: si tratta di una procedura sicuramente più invasiva, ma che permette risultati a lungo termine. In alcuni casi è possibile effettuare solo l’interruzione del cordone, mediante una puntura, in questo modo, allungando il cordone, si ottiene l’estensione del dito senza dover utilizzare il bisturi. Chiaramente questa procedura, se dà buoni risultati in termini di ripresa della funzione e scarsa invasività, predispone a recidive più frequenti e in un periodo più breve.
L’operazione viene generalmente eseguita in Day Hospital con anestesia del solo arto superiore. Il post-operatorio prevede diverse medicazioni e un protocollo riabilitativo abbastanza impegnativo, necessari a garantire l’efficacia del trattamento chirurgico.
L’ausilio di tutori, utilizzati solo durante le ore notturne, infine, è sempre necessario.
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