Può capitare di accorgersi, dopo aver evacuato, della presenza di sangue nelle feci. Ciò può succedere per cause molto diverse tra loro e sebbene il sangue possa preoccupare, la sua presenza non rappresenta necessariamente un campanello d’allarme.
Ne parliamo con il professor Alessandro Armuzzi, Responsabile dell’Unità Operativa Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas.
Sangue nelle feci: quali sono le cause?
Quando si nota la presenza di sangue nelle feci, in genere si tratta di un problema nel tratto digerente. In particolare possono esservi:
- varici;
- danni alla parete dell’esofago;
- ulcere;
- gastriti;
- traumi o presenza di corpi estranei;
- polipi o tumori;
- diverticolite;
- emorroidi;
- malattie infiammatorie croniche intestinali;
- infezioni;
- ischemia/infarto intestinale;
- ragadi anali.
Il sangue nelle feci può essere legato a diverse patologie, dalle coliti, alle emorroidi, ai tumori del colon-retto.
Cosa fare in presenza di sangue nelle feci?
La presenza di sangue nelle feci non è un segnale da sottovalutare, sia che si tratti di ematochezia (e dunque feci miste a sangue rosso vivo, riscontrabile quando ci si pulisce dopo aver defecato), sia che si tratti di rettorragia (un sanguinamento anale più importante), sia di melena (feci di colore scuro, semiliquide).
In questi casi è sempre bene rivolgersi al medico, che – laddove lo riterrà opportuno – suggerirà gli approfondimenti più indicati e indirizzerà il paziente da uno specialista.
Sangue occulto nelle feci e tumore del colon retto
Il tumore del colon-retto si sviluppa in seguito a una proliferazione incontrollata delle cellule epiteliali della mucosa di rivestimento della parte interna del colon o del retto.
In genere nelle fasi iniziali il cancro del colon-retto è asintomatico. Tra i sintomi da non sottovalutare però figura la perdita di sangue dal retto o la presenza di sangue sulla carta igienica dopo l’evacuazione.
La prima fase di diagnosi del tumore del colon-retto si basa sulla ricerca del sangue occulto nelle feci, un esame di laboratorio da eseguire ogni 2 anni, a partire dai 50 anni di età. Laddove il risultato fosse positivo, al paziente verrà indicata l’esecuzione di una colonscopia, l’esame strumentale in grado di confermare o escludere la presenza di un tumore o di lesioni precancerose (polipi) responsabili della positività del test.
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