La litotrissia percutanea (PCNL per gli autori anglosassoni) rappresenta a tutt’oggi il trattamento di prima scelta per i calcoli renali superiori a 2 cm di diametro: viene eseguita attraverso un accesso percutaneo nel fianco del diametro di circa 1 cm che consente di accedere al rene. Attraverso un piccolo tubicino denominato “camicia”, del diametro di circa 1 cm, che permette di mantenere una via stabile di accesso al rene durante tutto l’intervento, si introduce uno strumento ottico (nefroscopio) all’interno del quale viene introdotta una sonda ad ultrasuoni. La sonda è in grado di frantumare il calcolo in pezzettini che vengono poi aspirati e/o rimossi con pinza. Si tratta di un procedimento che offre il vantaggio di ottenere una completa bonifica del calcolo per lo più con una singola procedura, in una percentuale di casi che si avvicina al 100%. Questo intervento si effettua in anestesia generale e prevede la degenza di circa 1-3 notti. Gli effetti collaterali, in circa il 10% dei casi, possono essere infezioni anche gravi ed il sanguinamento, che in circa il 2-4% dei casi rende necessario ricorrere ad una trasfusione di sangue.